
A questo punto, col terzo passo la parola ritorna al paziente.
Si tratta di un movimento controintuitivo e nella nostra esperienza molti medici lo trovano ostico; eppure è un intervento di fondamentale importanza per il mantenimento della relazione di cura che deve rimanere un obiettivo centrale per il medico.
Se la sequenza narrativa è quella costruita dai tre passi, è molto probabile che la relazione tra medico e paziente sia buona abbastanza da permettere a quest’ultimo di esplicitare le sue difficoltà. Riapplicando allora il primo passo, esse verranno accolte e legittimate; il secondo passo invece, quello in cui il medico riassume il proprio ruolo, sarà una apertura alla negoziazione: come cioè sia possibile adattare, adeguare le necessarie indicazioni del professionista alla realtà di vita del paziente. L’esperienza insegna che nella maggior parte dei casi esistono spazi negoziali, purché il medico non consideri un cedimento o una diminuzione della propria autorità esplorarli insieme al paziente. Anche questa ripresa narrativa si concluderà col terzo passo: la riapertura al mondo dell’altro.
La tecnica dei tre passi fa sì che il confronto o l’affrontarsi di due narrazioni divergenti o perfino alternative possa trasformarsi in un’unica narrazione co-costruita, guidata certo dal medico in quanto professionista responsabile, ma aperta alla voce della vita. In tal modo si mantiene una buona relazione di cura, si rafforza la fiducia, si riduce il tempo perso in argomentazioni o in discussioni generalmente infruttuose e -cosa molto importante- si costruisce benessere sia per il paziente che per il medico. Il clima di contrapposizione e di conflitto è in effetti faticoso e tensivo: la capacità di ridurlo è essa stessa terapeutica.
* Giorgio Bert, Torino 1933
Medico, specialista in medicina interna e cardiologia, libero docente in semeiotica medica presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Torino. Ha svolto ricerche cliniche in Italia e in Inghilterra. Autore di testi di medicina sociale, di educazione sanitaria, di metodologia didattica e della comunicazione, di medicina narrativa. Ha collaborato e collabora a numerose riviste in ambito sanitario e sociale. È stato consulente per la formazione e l’educazione sanitaria presso la Regione Piemonte e presso diverse ASL del Piemonte; ha diretto collane su salute, medicina e società per gli editori Feltrinelli e EDT.
È tra i fondatori dell’Istituto di Counselling Sistemico CHANGE (1989) , di cui dirige il dipartimento Comunicazione Counselling Salute (www.counselling.it).
È direttore editoriale delle Edizioni CHANGE di Torino (www.edizionichange.it) e direttore responsabile della rivista “La parola e la Cura” dedicata alla comunicazione e al counselling in medicina. Coordina e gestisce corsi, seminari, convegni rivolti a medici e ad altri professionisti della cura in tema di comunicazione e counselling in ambito sanitario e di medicina narrativa; su quest’ultimo argomento ha pubblicato un testo presso Il Pensiero Scientifico Editore (Roma 2007).
È stato fondatore e primo presidente (1988-2003) della Società Italiana di Counselling Sistemico (SICIS), a sua volta membro fondatore della SICo (Società Italiana di Counseling) e della EAC (European Association for Counselling)Lettore onnivoro e curioso, cinefilo, appassionato di musica e di cultura francese; è tra i fondatori di Slow Food (1989) e di Slow Medicine (2011).