
Un recente articolo apparso sul Journal of Asthma riferisce di un nuovo approccio comportamentale definito Pediatric Asthma Alert (PALL), volto a migliorare l’efficacia delle misure preventive in bambini che abbiano precedentemente avuto una visita in medicina d’urgenza. Allo studio, condotto negli Stati Uniti a Baltimora, hanno partecipato circa 300 bambini, con asma persistente, quasi tutti afroamericani residenti in area urbana, di età compresa tra i 3 e i 10 anni.
L’intervento PALL prevedeva, nell’arco di 12 mesi, due visite domiciliari da parte di un’infermiera professionale (per dare informazioni alle famiglie sui fattori che possono favorire l’attacco asmatico, sulla posologia dei farmaci e sull’uso dei device per la loro corretta assunzione – ad esempio gli inalatori – o sulla registrazione accurata della terapia e della sintomatologia asmatica) e una visita finale con il medico specialista. La maggior parte delle famiglie sono state coinvolte con successo in questo programma di prevenzione domiciliare. Infatti il 71% dei bambini ha completato il programma fino alla visita finale con lo specialista.
I migliori risultati sono stati ottenuti con i bambini più piccoli (3-5 anni), che già disponevano di un piano di azione per la gestione dell’asma.
Difficoltà a completare il programma si sono rilevate con i bambini in età più elevata o con quelli che avevano i genitori molto stressati o per il loro tipo di vita o per l’attenzione richiesta dalla malattia asmatica dei figli, suggerendo in questi casi la necessità di un supporto educativo maggiore.
Inoltre lo studio ha messo in evidenza che l’assenza di un piano di azione per la gestione dell’asma potrebbe essere un indicatore di barriere preesistenti alla prevenzione.
Fonte: A. M. Butz, 2012. Per approfondimenti: Pubmed