
prof. Carmelo Vigna
Meglio della tolleranza è il reciproco riconoscimento della diversità culturale.
Non è infatti solo l’intolleranza – come comunemente si crede – la matrice dei conflitti. Lo è, alla lunga, anche la tolleranza, appunto perché la semplice tolleranza presuppone sempre, lo si è già notato, una equazione sbagliata tra alterità e negatività. Per dirla con una frase un po’ ad effetto, la tolleranza è poi solo una certa maschera dell’intolleranza. Perciò è da questa oscura radice (l’ostilità più o meno latente) che sono venute, a me pare, le guerre, e in particolare le due ultime guerre mondiali. Prima ci si esercita a tollerare (vedi il caso del popolo ebraico), poi non si riesce più a tollerare; e si passa all’eliminazione di ciò che è stato percepito come una pericolosa negatività: subdola e intrusiva.
Giusta allora è la strada opposta, che diremo del reciproco riconoscimento. Un passo molto importante oltre il semplice rispetto. In effetti, la relazione di riconoscimento reciproco sembra l’unica relazione in cui due (o più) esseri umani possono convivere in tutta la grandezza della loro dignità. Ogni essere umano, infatti, ha bisogno d’essere riconosciuto come un che di incondizionato. Certo, non è facile intendere come due (o più) persone – nella loro giusta pretesa di incondizionatezza – possano coesistere. Sulle prime, sembrano incompossibili. L’una sembra togliere all’altra proprio tale carattere. Di qui l’impulso al conflitto e quindi alla potenziale esterminazione reciproca. Ma se ogni essere umano, anziché esigere d’essere riconosciuto nella propria incondizionata dignità, a costo della minaccia, viene innanzi offrendo anzitutto il riconoscimento della incondizionatezza dell’altro, e se l’altro, riconosciuto, viene innanzi riconoscendo a sua volta l’incondizionatezza del primo, l’impossibilità viene tolta. Perché l’incondizionata dignità in tal caso non viene predata, ma reciprocamente offerta, accade che ognuno dei due interlocutori in gioco, e proprio nella forma più alta, viene a essere onorato dall’altro. Ognuno dei due si fa servo dell’altro (riconoscendo), mentre ognuno dei due resta signore della propria identità (poiché riconosce liberamente). E questo, che vale per i singoli, vale per i popoli.
continua…