
Può esistere libertà con dei limiti? Nuova puntata sui modi di interpretare la legge morale.
Il problema della libertà è oggi per lo più declinato, anche politicamente, a partire da qui – leggi puntata precedente -.
Bisogna, dunque, far capo a questa nozione di libertà per intendere alcune difficoltà che in Occidente sono oramai sotto gli occhi di tutti. Bisogna partire, appunto, dalla libertà d’arbitrio, che viene istruita fondamentalmente come libertà dalla costrizione.
A seconda dei tipi di costrizione da cui ci si intende liberare, si dà allora un certo tipo di libertà. E si aggiunga che l’ideale regolativo dei moderni in realtà è sempre stato la liberazione da ogni tipo di costrizione. Le costrizioni più vistose, però, erano indubbiamente quelle politiche e quelle religiose. Liberarsi dalle due autorità: dall’imperatore e dal papa, era l’aspirazione più diffusa nella società civile premoderna, come si ricorderà; divenuta perciò, mano a mano negli ultimi sei secoli, almeno nelle sue classi dirigenti, libertaria e laica. L’Ottocento e il Novecento hanno poi radicalizzato l’istanza libertaria: prima coltivando (Cartesio antico maestro, ma si può risalire anche al volontarismo medievale) l’antecedenza del volere (libero) sulla ragione, vista come ambito della necessità; poi coltivando semplicemente la distruzione della ragione (è il titolo di un vecchio e noto libro di Lukacs, come si sa).