
Alcune riflessioni sul tema della libertà e della legge morale, a proposito di relazioni.
Nonostante la deriva della modernità che ci assedia nelle pieghe della post-modernità, io credo che si possa fare anche oggi (come sempre) un buon uso della libertà. La questione è piuttosto complessa, perché c’è di mezzo l’intero territorio dell’etica (e, ovviamente, per i cristiani l’intero territorio della fede nel Signore). Bisogna perciò, nel difendere un buon uso della libertà, fare delle scelte strategiche, cioè privilegiare alcuni obiettivi rispetto ad altri, a seconda di ciò che il nostro tempo può o non può intendere. Ebbene, a me pare che il progetto di coltivare i legami di solidarietà sia oggi prioritario, appunto, quanto all’esercizio della libertà. S’intende: a partire dai legami familiari, attraverso quelli della società civile, sino a quelli più propriamente politici. E per politica si deve intendere oramai la politica globale, senza ovviamente dimenticare le cose di casa nostra. Tutti i nuovi fermenti riferiti alla libertà e alla giustizia sono diventati, infatti, planetari: le guerre, la fame, la salute, il lavoro, la casa ecc. Il senso più concreto della legge morale comincia a questo punto. Perché la legge morale, nelle sue varie articolazioni, non è altro che quell’insieme di “regole” che ci indicano la via per riuscire nella vita, ma in una vita vissuta insieme. (Per chi crede, poi, questa piccola parola – “insieme” – si estende a dismisura: si estende al Padre al Figlio e allo Spirito. E a tutto quello che li accompagna da sempre).