
1) Il primo filone, quello “relazionale”, si focalizza sulla qualità della comunicazione tra professionista sanitario e paziente e sul coinvolgimento del paziente nei processi decisionali e guarda alla visita medica come principale momento per la costruzione di una alleanza terapeutica.
2) Il secondo filone, quello “organizzativo”, allarga la prospettiva all’erogazione delle cure nella sua totalità, cioè a tutta l’organizzazione che comprende persone, processi e strutture fisiche: alcuni esempi sono una direzione generale impegnata nei confronti di pazienti e famiglie, l’inserimento di responsabili per l’indicazione di strategie di miglioramento della centralità del paziente, lo sviluppo di indicatori che permettano di monitorare se i processi di cura incontrano i desideri dei pazienti.
1) La prima proposta suggerisce di non limitare la ricerca alla comunicazione medico-paziente ma di allargarla alla rete di relazioni che si intrecciano in ospedale tra il paziente e i diversi professionisti sanitari, tra i professionisti sanitari stessi e di porla nel contesto delle risorse e dei vincoli che condizionano la vita ospedaliera.
2) La seconda proposta, mutuata dell’etnografia organizzativa, è un invito a chi fa questo tipo di ricerca di ‘andare sul campo’: immergersi nei contesti di cura e osservare per qualche tempo le persone al lavoro, raccogliendone eventuali dichiarazioni, può diventare infatti una fonte molto potente di informazioni.
3) Come pure potrebbe risultare molto efficace una terza modalità di ricerca (shadowing) che consiste nel seguire un partecipante alla ricerca (degente, medico, o infermiere) passo dopo passo durante la quotidianità: accompagnare il malato in tutto il suo percorso di cura, così come seguire i professionisti negli scambi comunicativi, sia interprofessionali che con il paziente, può fornire al ricercatore un resoconto inedito dell’esperienza di ricovero.
5) La quinta proposta è quello di utilizzare il materiale raccolto dalle ricerche collaborative per discussione e condivisione con i professionisti sanitari perché possano comprendere in modo immediato la complessità del loro lavoro e perché possano avere un’occasione per interrogarsi su comportamenti dati per scontati e aprire la porta al miglioramento.
6) L’ultima proposta riguarda l’assoluta necessità, di completare i risultati della ricerca, perché non rimanga un auspicio isolato, con riflessioni sulla modalità attraverso cui attuare un cambiamento organizzativo in cui il paziente cambia ruolo, passando da fruitore a protagonista attivo.
Fonte: Liberati e Moja, 2014. Per approfondimenti