
Umberto Veronesi, noto oncologo italiano, già da tempo affermava “Oggi in sala operatoria il codice penale prende spesso il posto del giuramento di Ippocrate”, infatti le denunce sono all’ordine del giorno: medici sotto accusa e pazienti che vivono le conseguenze dell’errore. Errori che vengono ripresi dai media in modo molto emotivo a volte ancor prima che il caso sia stato chiarito. Il problema non è certamente solo a livello nazionale, come sottolinea Des Spence, medico di base, nel suo commento pubblicato sul British Medical Journal.
Come afferma l’autore, è necessario riflettere sul paziente e sulle parole che vorrebbe sentirsi dire, sulla sua emotività di fronte alla malattia e sulla sua ripresa sociale, senza distinzione di razza, religione, sesso o stato ”La medicina non è scienza, bensì un’arte ben realizzata”. Ogni assistito non è solo un malato, ma è anche un figlio, una sorella, un fratello, un padre, o una madre. Seguire questo punto di vista potrebbe rendere la vita dei dottori più serena aiutandoli ad accettare al meglio la loro professione.
Des Spence conclude che essere buoni studenti non equivale ad essere dei buoni medici, il percorso universitario è il punto di partenza di un’attività che richiede non solo un impegno professionale sugli altri, ma anche un lavoro interiore su se stessi.
Fonte: Des Spence, 2014. Per approfondimenti