
In un editoriale apparso di recente su JAMA, Howard Koh, professore dell’Università di Harvard, sottolinea quindi la necessità di educare la popolazione affinché i singoli cittadini possano salvaguardare la propria salute, dando però al contempo il proprio contributo nel tentativo di ridurre in primo luogo le emissioni di gas serra, ritenute a tutti gli effetti la causa principale dell’innalzamento delle temperature. Una maggiore consapevolezza rappresenta infatti la base per cercare di diffondere comportamenti che possano concorrere a contrastare questo fenomeno, per esempio riducendo il consumo di energia e la dipendenza da carburanti a elevato contenuto di carbonio.
Ancora una volta, l’importante ruolo di educatori dovrebbe essere svolto dai clinici e in particolare dai medici di medicina generale, che possono fare la differenza sia spiegando ai propri pazienti che i cambiamenti climatici stanno già minacciando la nostra salute, sia diffondendo messaggi personalizzati per alcuni sottogruppi di popolazione, in modo da puntare su un messaggio concreto e personale, piuttosto che astratto e lontano dalla realtà di tutti i giorni. Per esempio, dovrebbero far si che ogni singolo individuo possa individuare i propri “punti deboli” e agire quindi di conseguenza; deve essere inoltre chiaro che i bambini, insieme agli anziani e a coloro che sono affetti da particolari patologie, sono tra i più vulnerabili, e che, per esempio nel caso degli asmatici, l’attenzione ai trattamenti prescritti dovrebbe essere ancora più alta durante le ondate di calore o nei periodi di maggiore inquinamento dell’aria.
Per approfondimenti: Koh H. Communicating the health effects of climate change. JAMA 2016