Professore ordinario di Microbiologia al dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze e Coordinatore del dottorato di ricerca in Ecologia e Biologia evoluzionistica. Tra i maggiori esperti mondiali dell’ecologia e biologia del lievito Saccharomyces cerevisiae e del ruolo dei microorganismi nella produzione di alimenti fermentati, dal 2010 si occupa principalmente della coevoluzione tra dieta e microbioma umano in salute e malattia.
Un trilione di specie di microrganismi sostiene ogni forma di vita sulla Terra e rende abitabile il pianeta: senza microbi non avremmo pane, vino, birra, né potremmo liberarci dei rifiuti. Soprattutto non esisteremmo. Non solo l’intestino, ma anche il sistema immunitario richiede ad esempio continui contatti microbici per imparare a distinguere amici e nemici. Dove questo rapporto intimo si incrina, ci si ammala. Una minoranza, circa 1.400 specie, causa però infezioni e per eliminarle usiamo strumenti di distruzione di massa come antibiotici, disinfettanti, detergenti; ma così perdiamo microbi utili o innocui, mentre resistono i più pericolosi che sfuggono a ogni trattamento. Oggi occorrono soluzioni più ecologiche e mirate per preservare la diversità microbica globale. Ciò che chiamiamo antropocene deve trovare l’equilibrio giusto con il microbiocene, un’epoca iniziata quasi quattro miliardi di anni fa e che continuerà finché ci sarà vita sulla Terra.