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Dario D'Incerti

Partecipazioni

Schermi empatici

L’idea che la mente umana sia un dispositivo che si limita a registrare passivamente i dati di realtà che provengono dal mondo esterno è, per fortuna, da tempo e definitivamente tramontata. Oggi sappiamo che la componente “creativa” della mente è fondamentale nei processi di conoscenza e che quindi l’informazione non si trasmette ma si crea, e si crea al livello del ricevente. Del resto, ciò risulta chiaro addirittura dalle pitture rupestri che i nostri progenitori facevano nelle grotte, decine di migliaia di anni fa: solo una mente creativa poteva immaginare di disegnare gli animali attraverso i loro contorni, contorni che nella realtà ovviamente non esistono. Il cinema, con la sua ricchezza multisensoriale e la sua costitutiva polisemia, con il suo essere contemporaneamente così “realistico” e così artificiale, è un terreno oltremodo fertile per ragionare su questi temi, nella fondata ipotesi che le distinzioni che la nostra mente opera mentre guarda un film non ci dicono solo come è fatto il film ma anche, e soprattutto, come è fatta la nostra mente.

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