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MANGIARE IN FAMIGLIA, CUCINARE PER I FIGLI: LE BUONE PRATICHE PER PREVENIRE L’OBESITÀ INFANTILE

venerdì 23 aprile 2021

di Silvia Giralucci

Photo in homepage by Kyle Nieber on Unsplash

Nel Paese della dieta mediterranea ci sono Regioni dove un bambino su tre è obeso: i consigli della dottoressa Laura Dalla Ragione, autrice del libro Cuori invisibili. Obesità e disturbo da alimentazione incontrollata in età evolutiva”.

La diffusione dell’obesità in età evolutiva è in forte aumento in tutto il mondo occidentale e in Italia ha raggiunto proporzioni epidemiche. Un problema peggiorato in questi mesi di pandemia quando un po’ tutti abbiamo cercato consolazione nel piatto. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Laura Dalla Ragione, psichiatra e psicoterapeuta che ormai da anni si occupa di problematiche inerenti i disturbi alimentari.

L’Italia è il primo paese in Europa per obesità infantile. Eppure siamo il Paese della dieta mediterranea, della buona cucina sana, che cosa è successo? 

È proprio così: per l’obesità infantile abbiamo superato la Grecia e la Spagna e ci sono alcune Regioni come la Campania, la Puglia e la Basilicata dove  il 35% dei bambini è affetto dall’obesità, quindi quasi un bambino su tre. Purtroppo sono cambiate le abitudini delle famiglie: dallo stile di vita molto più sedentario per i bambini e gli adolescenti, all’alimentazione. La maggior parte delle famiglie italiane utilizza cibi molto processati, precotti, con dentro sostanze artificiali, perché si fa fatica a dedicare tempo alla scelta e alla cottura degli alimenti. È un paradosso che il tasso più alto di obesità si trovi proprio nelle regioni dove tradizionalmente si mangiava meglio: in Puglia, in Campania, c’è una grande varietà di pesce, di verdura, di cibo sano, eppure anche lì la proposta alimentare fatta ai bambini è spesso di cibi non sani.

Il cambiamento dell’alimentazione parte già dalla prima infanzia: i bambini oggi mangiano moltissimi prodotti – pubblicizzati come prodotti per l’infanzia – che contengono sostanze artificiali non sane per il bambino. In questo momento abbiamo in Italia fenomeni che si vedevano 10 anni fa negli Usa, patologie legate all’alimentazione e agli stili di vita come il diabete di tipo2 e la steatosi epatica anche nei bambini piccoli.

Molti bambini mangiano da soli del cibo precotto, a pranzo raramente la famiglia si riunisce, mentre invece mangiare assieme, cucinare insieme è davvero un atto d’amore, un momento importante anche nella relazione, un momento di attenzione e accudimento.

Come è andata con il lockdown?

Tutti i disturbi collegati all’alimentazione nel secondo semestre del 2020 sono aumentati del 30%. C’è stata una dimensione traumatica di isolamento sociale, di sedentarietà maggiore, perché i bambini sono stati a casa con la didattica a distanza.

Nel lockdown, poi, si sono sommati gli effetti negativi della sedentarietà all’uso del cibo come conforto, per noia, tristezza, paura del futuro, per consolarsi da emozioni negative che vengono scambiate per voglia di mangiare.

Nel suo libro Cuori invisibili. Obesità e disturbo da alimentazione incontrollata in età evolutiva affronta il tema della grande sofferenza che si nasconde dietro corpi ingombranti. Ce ne può parlare?

Il problema dell’obesità infantile e pre-adolescenziale si porta dietro un grande problema dello stigma e dell’essere derisi e sbeffeggiati.  Quasi tutti i bambini e pre-adolescenti che sono stati obesi sono stati oggetto di bullismo. Sono bambini molto sofferenti perché in una società come la nostra chi ha un peso importante viene deriso, stigmatizzato, emarginato dai compagni di classe e dagli amici. Questo crea un circolo vizioso per cui più il bambino si sente giudicato ed emarginato e più utilizza il cibo per conforto. È un gatto che si morde la coda.

Anche i medici che hanno in cura queste persone e la loro famiglia si trovano a volte ad avere, magari inconsapevolmente, uno sguardo giudicante?

Ci sono ormai molti studi sul fatto che lo sguardo colpevolizzante – come se l’obesità e il sovrappeso fossero una colpa – da parte dei professionisti, medici, pediatri renda più difficile la cura. È importante che sia la famiglia, sia i sanitari siano consapevoli che l’obesità è un problema da affrontare. Se il peso aumenta è un segnale che qualcosa non va, non una colpa. Spesso invece i genitori si arrabbiano con il bambino, gli dicono di non mangiare, danno dei giudizi estetici che sono molto pesanti per chi li riceve. Questi giudizi vanno assolutamente evitati perché possono stimolare l’insorgenza di disturbi alimentari, come binge eating, bulimia o anoressia. Un bimbo e un adolescente obeso, sentendosi oggetto di stigma e umiliazione sociale, possono  iniziare a riversare tutte le emozioni sul cibo.

Perché si fatica a trattare lobesità come una patologia, al pari di un mal di schiena o, per esempio, del diabete ?  

L’Italia è stata l’ultimo Paese in Europa a riconoscere l’obesità come patologia a sé stante, che deve essere curata e a cui devono essere dedicate delle risorse per la prevenzione. Lo ha fatto solo nel 2019. C’è un ritardo culturale perché si pensa che l’obesità non sia un problema di salute, ma un qualcosa che ogni persona deve risolvere da solo, semplicemente evitando di mangiare troppo. Mentre invece non è quello il problema: l’obesità ha un origine sempre multi-fattoriale. C’è una componente genetica, una psicologica, una familiare, una alimentare. Sono tanti fattori che entrano in gioco. Tra questi la responsabilità del bambino o dell’adolescente è sicuramente il fattore meno importante.

Lo stigma incide anche nella difficoltà di uscire dalla condizione di obeso?

Assolutamente sì, è uno dei principali ostacoli alla guarigione perché se la persona si sente in colpa per un problema, non è portata ad affrontarlo come un problema che potrà risolvere. Ogni volta che qualcuno lo giudica, o lo rimprovera, o lo emargina, il bambino o l’adolescente rafforza l’idea che è impossibile uscirne e si sente come dentro un vicolo cieco.

Il riconoscimento dellobesità come patologia cronica in che modo può aiutare il trattamento di questa patologia? 

Con la definizione di malattia cronica, il ministero della Salute si è impegnato a investire in azioni preventive e di gestione dell’obesità. Anche perché si tratta di una patologia dove la prevenzione può fare la differenza: trattando precocemente bambini e adolescenti obesi, riduciamo drasticamente il rischio di avere adulti diabetici, con steatosi epatica o disturbi del metabolismo. È importante migliorare alimentazione a scuola e aiutare i genitori a capire l’importanza della condivisione della cucina e dell’alimentazione.

 

Photo by Kyle Nieber on Unsplash.