di Silvia Giralucci
Michela Marzano è una filosofa abituata a osservare e interpretare la realtà che ci circonda. Con Fondazione Zoé – Zambon Open Education, ha riflettuto nell’ambito della manifestazione “Gli Orizzonti della Salute”, del tempo del Covid-19. Per la prima volta nella storia, l’umanità tutta, senza distinzioni, si è trovata a vivere la stessa paura, nello stesso momento: una situazione caratterizzata da confusione, paura, incertezza, rabbia e dolore.
Mentre nella prima fase del lockdown c’era tra le persone un atteggiamento sereno (#andratuttobene), ora c’è la consapevolezza che nulla sarà più come prima: ma se scoprire la vulnerabilità individuale può avere nel lungo periodo anche un senso positivo – avverte la Marzano – renderci conto che il nostro sistema sanitario non è in grado di curare tutti quelli che ne hanno bisogno e scoprirne quindi la vulnerabilità è un tema che impone un dibattito nell’etica medica.
“Il Covid – ha detto la Marzano – ci costringe a fare i conti con la vulnerabilità della condizione umana, rimettendo al centro i limiti del nostro corpo. Per tanti anni ci siamo confrontati con l’ideologia dell’onnipotenza della volontà: l’idea secondo la quale basta volere per potere. Il corpo è stato trattato come un avere: l’unica parte di me che conta è la mia forza di volontà. Mentre in realtà non possiamo andare oltre i limiti del nostro corpo, oltre i limiti della nostra condizione. La pandemia è arrivata per dire che il mio corpo conta. Siamo dovuti passare attraverso la pandemia per renderci conto di nuovo dei limiti, per renderci conto che la condizione umana è incarnata, che noi siamo questo corpo. Da questo punto di vista, il concetto di vulnerabilità potrà forse un giorno aiutarci a vivere meglio con la consapevolezza che non dobbiamo sentirci colpevoli se non siamo, a causa dei limiti della nostra condizione, quello che ci sarebbe piaciuto essere o se non otteniamo quello che ci sarebbe piaciuto ottenere. In questo momento odiamo questi limiti, però acquisire consapevolezza dei limiti significa acquisire consapevolezza della propria fragilità e quindi consapevolezza di quello che non abbiamo il diritto di imporci”.
C’è però una vulnerabilità molto più problematica messa in evidenza dalla pandemia: “Quella – spiega Marzano – del sistema di salute, di mezzi che non sono sufficienti per poter aiutare, accompagnare chiunque. Nulla sarà mai più come prima anche perché saremo costretti a fare i conti con quello che in etica medica si chiama il triage. Ad oggi, c’è un principio in etica medica che dice che quando si tratta di decidere chi accogliere o meno in una struttura sanitaria, età e disabilità sono due criteri che non devono essere rilevanti. È un principio di uguaglianza: siamo tutti diversi, ma la nostra dignità e il nostro valore intrinseco sono uguali. Il problema terribile di fronte al quale ci troviamo adesso è che le terapie intensive non sono sufficienti per accogliere tutti. Mancano posti fisici, ventilatori polmonari e manca personale. Uno dei grandi dibattiti dell’etica medica è come allocare le risorse che sono rare. Fino ad oggi la risposta sono state le liste d’attesa. Oggi ci troviamo in una situazione in cui anche chi rifiuta ogni tipo di utilitarismo deve porsi il problema del triage: con quale criterio si ammette qualcuno in ospedale? È uno dei temi su cui sarà necessario riflettere perché nulla sarà più come prima. Il tema della vulnerabilità nel sistema sanitario”.
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