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Narrativa-mente. La dimensione narrativa nel rapporto medico-paziente

Antonio Virzì

18/10/2017

Il racconto ha costituito per millenni la base di ogni intervento terapeutico. Le scoperte scientifiche degli ultimi due secoli e l’affermarsi della Medicina Basata sulle Evidenze (EBM) hanno spostato l’interesse sulla tecnologia, senza tuttavia ridurre la necessità per il paziente di sentirsi ascoltato. Antonio Virzì, presidente della Società Italiana di Medicina Narrativa e direttore della UOC di Psichiatria di Ragusa, ci spiega quanto sia importante recuperare la dimensione narrativa nel rapporto tra paziente e medico, attraverso lo sviluppo di nuove consapevolezze dell’uno e di nuove competenze dell’altro.

Antonio Virzì

Antonio Virzì, nato a Catania nel 1954, Laureatosi in Medicina e Chirurgia, si è successivamente specializzato in Psichiatria, Psicologia e Neurologia completando la propria formazione psicoterapica in Psicoterapia Sistemica e Relazionale. Partendo dalle prime esperienze professionali presso l’Ospedale Psichiatrico, ha poi svolto la propria attività nei servizi territoriali di Tutela della Salute Mentale e dal 1987 al 2012 è stato Professore Aggregato dell’Università di Catania tenendo gli insegnamenti di Psichiatria, Psicologia, Scienze Umane. Dal 2012 dirige l’UOC di Psichiatria di Ragusa. Gli interessi principali sono stati quelli della Psichiatria clinica e della Riabilitazione Psichiatrica ai quali si sono aggiunti negli ultimi anni quelli delle Scienze Umane. In particolare, la Medicina Narrativa ha rappresentato l’impegno più significativo degli ultimi anni e dal 2009 è Presidente della Società Italiana di Medicina Narrativa. È autore di numerose pubblicazioni, fra le quali vanno ricordate “Un malato senza nome” e “Medicina e narrativa: un viaggio nella letteratura per comprendere il malato (e il suo medico)” entrambi editi dalla Franco Angeli.

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