Chi parla, soprattutto se da posizioni di autorità o in contesti istituzionali, ha una pesante responsabilità: ciò che diciamo cambia i limiti di ciò che può essere detto, sposta un po’ più in là i confini di ciò che viene considerato normale, assodato, legittimo. E cambiare i limiti di ciò che può essere detto cambia allo stesso tempo i limiti di ciò che può essere fatto: ci abituiamo a una mancanza di attenzione e vigilanza sulle parole, che rende più accettabile la mancanza di vigilanza sulle azioni.
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Riusciremo, prima o poi, a dare scacco matto al cancro? Quali sono le terapie più promettenti e avanzate contro questa malattia? Cosa si nasconde dietro l’acronimo Car-T, di cui parlano anche tv e giornali? E ancora, cosa c’entra la cura dei tumori con il famigerato Covid-19?
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La nostra è un'epoca di spaventosa espansione della razionalità tecnica. Da un lato, questa espansione impone la rimozione delle emozioni e, dall'altro, innesca una reazione di ritirata nel proprio sentimento, assunto come unica legge di vita. A ciò si aggiunge la ricerca costante di visibilità e di notorietà, che trasforma le nostre emozioni in merci. Ma allora siamo ancora capaci di riconoscere che cosa sia un'emozione?
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Cos’è la scienza? È una faticosa avventura per arrivare dove nessuno è mai stato prima, è passione.
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Abbiamo sempre bisogno dell'altro perché siamo fragili ed è proprio la nostra fragilità che ci porta a cercare il legame.
L'Io si rivela dunque una finzione e la psicologia del Noi diventa una vera e propria psicologia dell'esistenza che ci aiuta a superare i nostri limiti per vivere meglio con noi stessi e con chi ci circonda.
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«Il problema dell'umanità» scriveva Bertrand Russell «è che gli stupidi sono sempre sicurissimi, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi.» Certo, non è facile coltivare i dubbi.
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