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LA MERAVIGLIOSA STORIA DEI PIONIERI DELLE NEUROSCIENZE

lunedì 22 giugno 2020

Antonio Cerasa racconta il suo libro “La scatola magica. All’origine delle neuroscienze” (Hoepli)

di Silvia Giralucci

Non basterebbe forse un’enciclopedia per raccontare la storia delle neuroscienze, una delle più importanti e dinamiche discipline scientifiche del nuovo millennio, dalle quali derivano le attuali tendenze e linee di ricerca, come la teoria dell’universo frattale e l’intelligenza artificiale. Però c’è chi ha temerariamente provato a raccontare in un solo libro, di taglio divulgativo, ironico e leggero, la storia e le scoperte di quattro importanti scienziati: Brenda e Peter Milner, Costantin Economo e Wilder Penfield, poco noti al grande pubblico nonostante, con la loro capacità di essere trasversali, siano stati i pionieri delle neuroscienze. Questo libro è “La scatola magica. All’origine delle neuroscienze”, ed. Hoepli. Antonio Cerasa, neuroscienscienziato e ricercatore del CNR, uno degli autori, ne ha parlato con il direttore generale di Fondazione Zoé – Zambon Open Education, Mariapaola Biasi, nel corso di uno dei webinar organizzati con il Giornale di Vicenza per il ciclo Gli Orizzonti della Salute. Ricerca, tecnologia, informazione, per guardare oltre il 2020.

Chi sono questi pionieri della mente? Il viaggio parte negli anni ’50 quando esistevano cinque grandi branche separate per lo studio del cervello: medicina, ingegneria, biologia, chimica e piccola psicologia.
Brenda Milner era una psicologa che lavorava all’interno di un reparto di neurologia. Si prodigò per farsi accettare, farsi capire dai neurologi e dimostrare che le sue competenze andavano oltre la sua laurea. È stata la prima neuroscienziata a scoprire le importanti funzioni della corteccia frontale e a dare dignità a quella disciplina, nuova e quindi snobbata, che prese il nome di neuropsicologia. La sua importanza, secondo gli autori del libro, sta soprattutto nella capacità di scalfire i muri che separano una disciplina da un’altra. Al marito di Brenda, Peter Milner, si devono altre due grandi scoperte: aver individuato l’area del cervello deputata al piacere e l’idea di creare un modello computazionale per replicare i processi cognitivi, intuizione brillante diventata il fulcro della robotica e dell’intelligenza artificiale. “Il marito di Brenda – spiega Cerasa – non aveva nessuna intenzione di fare il neuroscienziato. Era ingegnere addetto allo sviluppo dei sistemi radar dell’esercito, la cui formazione potrebbe quasi risultare estranea al mondo delle neuroscienze ma che invece consentirà di sfruttare l’approccio ingegneristico per esplorare nuove strade della ricerca. Si avvicinò alle neuroscienze per amore della sua donna. Fu poi chiamato da IBM per cercare di pensare ai circuiti neurali, cioè di mettere su una scheda di silicio un neurone artificiale. Erano due coniugi che hanno cambiato la storia delle neuroscienze”.

Un altro grande protagonista è Costantin Economo, poco conosciuto anche agli esperti di neuroscienze. “Economo – spiega Cerasa – era un neuroanatomista, il più grande della storia. Ha creato l’atlante del cervello più dettagliato nel suo genere, nel 1925, tuttora il più descrittivo che ci sia. È stato importante per far capire ai suoi colleghi il concetto ‘anatomia uguale funzione’ ossia che non possiamo solo studiare la struttura, dobbiamo anche capire perché c’è quella struttura e che cosa ci insegna. Era un personaggio molto dannunziano, molte delle sue scoperte nascono da una cosa che i profani chiamano errore, mentre i romantici chiamano serendipity.
Il suo atlante era il più perfetto al mondo perché aveva trovato il modo di affettare il cervello (che ha una struttura molto molle) con una vera e propria affettatrice di prosciutto pugliese che gli fece venire un lampo di genio e gli consentì di riprodurre con fotografie e descrivere la corteccia cerebrale come mai nessuno prima”.

Altro importante scienziato raccontato nel libro è Wilder Penfield, neurologo, neurofisiologo, neurobiologo e neurochirurgo che, per primo, cercò un centro per tutte le discipline neuroscientifiche, sostenendo il pensiero multidisciplinare. Un approccio che lo indurrà a fondare, nel 1934, il Montreal Neurological Institute and Hospital della Mc Gill University, prima struttura al mondo istituita con l’obiettivo di studiare e curare le malattie neurologiche e destinato a diventare uno dei templi delle neuroscienze.
“Era famoso – afferma Cerasa – perché fece per primo la mappatura dell’omuncolus cerebrale. Per farlo aveva bisogno della sala operatoria, di un sistema di elettrostimolazione innovativo, di esperti ingegneri e neuroanatomisti. Tutte queste figure nel centro che aveva allestito partecipavano alla sua giornata operatoria. E così riuscì a dare a vita al primo viaggio nel cervello in vivo, aprendo la strada a un nuovo settore delle neuroscienze, quello della stimolazione intracranica, della neurochirurgia computazionale”.