La crisi pandemica ha messo in evidenza l’infrastruttura connettiva della nostra vita quotidiana, ed è a partire da questa rivelazione che possiamo immaginare di rigenerare (non di far ripartire) i nostri mondi.
Un’antropologia relazionale ci aiuta a ripensare l’idea di libertà non più in chiave di consumo (tra opportunità già predisposte) ma in prospettiva generativa (far esistere ciò che ancora non c’è) e contributiva (con altri e per altri).
La chiave per costruire un futuro di benessere e di salute per le popolazioni sta nell'abbracciare l'innovazione, senza dimenticare l’importanza dei valori umani. È necessario spostare il fuoco dalla super-specializzazione all'interdisciplinarietà, sapendo che non è possibile immaginare innovazione in medicina senza prevedere un ruolo attivo del paziente, che può ispirare e creare nuovi percorsi dirompenti stando a fianco degli specialisti della salute.