La specificità distintiva del comportamento umano consiste nella disposizione ad assumere il punto di vista dell’altro.
Mai come quest’anno abbiamo assistito, di persona o attraverso i media, ad una generale condizione di dolore, di paura, di incertezza. Quanto abbiamo saputo – o voluto? – esercitare questa nostra peculiarità?
L’emergenza della pandemia sembra aver spostato il centro di gravità della cura dall’high touch all’high tech. Eppure la cura è intrinsecamente costituita da farmaci e parole. E affinché possano curare, le parole devono essere oneste.
Quali sono le parole da evitare e quali da privilegiare nella medicina che vorremmo?